venerdì 20 febbraio 2009

Mediazione Familiare - Norme per la tutela dei minori e la diffusione della cultura della mediazione familiare

Il Consiglio Regionale del Lazio, presieduto dal vicepresidente Bruno Prestagiovanni, ha approvato a maggioranza la proposta di legge ''Norme per la tutela dei minori e la diffusione della cultura della mediazione familiare''.In otto articoli la legge mira a promuovere il ricorso alla mediazione familiare quale strumento che permetta alle coppie interessate da processi di separazione o divorzio di trovare le basi per un accordo reciproco e duraturo che tenga conto dell'interesse morale e materiale dei figli, in uno spirito di responsabilita' genitoriale condivisa.''Questo testo e' stato ampiamente condiviso - ha spiegato il presidente del Consiglio Guido Milana, primo firmatario - sia all'interno della commissione competente sia con le istanze provenienti dall'esterno, attraverso un lungo percorso di confronto. La Regione interviene per prima in una materia in cui si registra un vuoto legislativo a livello nazionale, centrando l'attenzione, in particolare, sull'aspetto della tutela dei figli, spesso vittime inconsapevoli della frattura del legame coniugale.'' ''Si tratta di un altro impegno importante a favore dei minori - ha aggiunto l'assessore alle Politiche sociali Anna Salome Coppotelli - la legge, infatti, si propone di accompagnare i genitori in un percorso civile di separazione e, soprattutto, di difendere i diritti dei minori.'' ''Questa legge - ha detto, poi, l'assessore all'Istruzione Silvia Costa (Pd) - regolamenta una figura gia' operativa nel territorio regionale, ampliandone le possibilita' di utilizzo attraverso la previsione di un'applicazione anche in ambito scolastico.'' La legge prevede l'istituzione, presso l'assessorato alle Politiche sociali, dell'elenco regionale dei mediatori familiari. ''In questo modo - ha sottolineato Milana - si realizza una prima razionalizzazione dei soggetti abilitati a svolgere l'attivita' di mediazione, permettendo agli ''utilizzatori' di avere una garanzia di qualificazione professionale su una materia vasta e delicata che, avendo a che fare con i minori, non puo' essere trattata da chiunque''. Possono iscriversi all'elenco, infatti, i laureati in discipline psicologiche, sociali o giuridiche in possesso di idoneo titolo di specializzazione ovvero coloro che, all'entrata in vigore della legge, possano vantare almeno due anni di esercizio dell'attivita' di mediatore.E' prevista, inoltre, l'istituzione - presso le Asl - della figura del coordinatore per la mediazione familiare con il compito, tra l'altro, di coadiuvare la Regione nella progettazione di efficaci politiche di sostegno alla vita di coppia, di avviare un dialogo con magistrati e operatori psicosociali che si occupino di procedimenti di separazione in cui siano coinvolti figli minori e di coordinare i mediatori presenti nei distretti socio-sanitari. Un miglior coordinamento dell'intera rete dei servizi sociali, senza ulteriori costi per il pubblico.I piani di zona dei distretti socio-sanitari, infine, possono prevedere l'istituzione di un centro per la mediazione familiare distrettuale che proceda ad attivare servizi di consulenza, ascolto e sensibilizzazione per genitori e minori e a realizzare progetti formativi nelle scuole.Nell'annunciare il proprio voto favorevole il capogruppo Massimo Pineschi (Lista civica Marrazzo-Pd) ha sottolineato che ''si tratta di una legge importante perche' - in presenza di situazioni difficili come sono quelle delle separazioni - e' fondamentale la presenza di un soggetto estraneo agli interessi di parte che cerchi di riportare alla ragionevolezza''.Il capogruppo Udc Aldo Forte, invece, ha dichiarato il proprio voto contrario, affermando che ''le priorita' della Regione, in questo momento di crisi economica, sono altre. Se la Regione si vuole adoperare per sostenere la famiglia puo' utilizzare strumenti diversi''.Il consigliere Claudio Moscardelli (Pd) ha ribadito che ''questa legge e' importante perche' offre un rifermento ai genitori, nella gestione di una situazione complessa, per mantenere relazioni non conflittuali. Per questo voteremo a favore''.Anche il capogruppo An Antonio Cicchetti ha annunciato il proprio voto favorevole ''perche' si tratta di un discreto prodotto legislativo che risponde ad una serie di vuoti che esistono nell'ordinamento. Dobbiamo, pero', verificare periodicamente se le professionalita' indicate siano le piu' idonee e se l'articolato risponda almeno in parte alla casistica che si presenta alle amministrazioni comunali''.
''Si tratta di una legge che per certi versi pone delle perplessita' - ha concluso il consigliere Massimiliano Maselli (Fi-Pdl) - in considerazione del vuoto normativo a livello nazionale. Spero, pero', che questa legge, che e' importante, sia di stimolo anche per il parlamento a legiferare in tempi brevi in materia''.
Articolo tratto da: http://www.asca.it/

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Minori ed Internet


Quasi metà dei bambini italiani vive con paura esperienze della sua quotidianità come passeggiare per la strada, andare a scuola o navigare sul web. I dati allarmanti sono contenuti nella nona edizione del Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza appena presentato dall’Eurispes e dal Telefono Azzurro.La paura di essere rapiti si attesta in cima alla classifica con il 22,6 per cento. Le altre potenziali situazioni critiche riscuotono, nell’ordine, i seguenti consensi: il 16,3 per cento ha paura di essere avvicinato da persone sconosciute, il 16,2 per cento di essere coinvolto in attentati terroristici, il 13,9 per cento di perdersi, il 13,5 per cento di assistere a scene violente, il 12,6 per cento di rimanere solo in casa e di essere picchiato da altri bambini/ragazzi. Tra i maschi il senso di sicurezza è maggiore rispetto alle femmine, legato probabilmente ad una maggiore forza fisica del sesso di appartenenza.Quanti bambini si sono sentiti in pericolo? Nonostante più della metà dei piccoli intervistati (il 56,7 per cento) sostenga di non essersi mai sentito in pericolo, il 38,3 per cento di essi confessa di essere stato protagonista di una situazione in cui si è sentito messo a rischio o ha dovuto fronteggiare una situazione di emergenza.Quali i luoghi di reale pericolo? Il 39,2 per cento dei bambini dichiara di non essersi sentito al sicuro andando in giro per la città, il 23,8 per cento restando a casa, il 14,5 per cento non sa o preferisce non rispondere, il 10,1 per cento a scuola, il 7,6 per cento ha risposto “altro” (in vacanza, al mare, al supermercato) ed il 4,8 per cento si è sentito in pericolo navigando in Internet. Le città avvertite come più pericolose da parte dei bambini che vi abitano sono quelle appartenenti all’area geografica del Centro, in cui il 46,7 per cento dei piccoli si è sentito in pericolo.Le scuole meno sicure, in cui esiste un livello di controllo più basso e in cui si è sentito minacciato il 24 per cento del campione, sembrano essere quelle delle Isole, che non reggono il paragone con gli istituti delle altre aree geografiche, all’interno dei quali si è sentito in pericolo: il 9,6 per cento dei bimbi al Nord-Est, il 9,3 per cento al Centro, il 7,8 per cento al Sud ed il 6,9 per cento al Nord-Ovest.Per quanto riguarda la navigazione in Internet, i bambini che si sono sentiti in pericolo tra pagine e siti web sono il 7,3 per cento del Centro, il 6,7 per cento delle Isole, il 4,9 per cento del Sud, il 4,8 per cento del Nord-Est e il 2,4 per cento del Nord-Ovest.
Fonte: Ufficio stampa Telefono Azzurro 2008.http://it.health.yahoo.net/c_news.asp?id=23876

venerdì 6 febbraio 2009

Stress? Sì, grazie!


Quante volte ci capita di dire o di sentir dire “sono stressato” – “è colpa dello stress” dando a tale termine una connotazione del tutto negativa?Iniziamo col dire che l’essere umano è un “animale sociale”. Vive immerso in un contesto che lo porta ad essere continuamente ed incessantemente sottoposto a stimoli esterni che determinano un turbamento del suo equilibrio interno. Il soggetto, di natura pigro ed inerte, mette in atto delle reazioni cognitive, emotive e somatiche per cercare di ristabilire l’equilibrio perso.L’insieme dei tentativi messi in atto dall’individuo in vista del recupero omeostatico è definito stress conferendo quindi al termine un significato del tutto neutro, in quanto risposta ad uno stimolo.E’ solo continuando a creare risposte a stimoli esterni che il soggetto impara a creare elementi cognitivi più vincenti, forme emotive più ottimistiche e azioni più performanti dando origine ad un continuo miglioramento delle sue capacità di adattamento all’ambiente circostante. In tal modo cresce e si evolve. Insomma, stress è vita !La connotazione negativa nasce nel momento in cui il soggetto non riesce a ristabilire la serenità interna per una serie di ragioni spesso legate a difficoltà nella gestione dello stress. Non è facile gestire lo stress.Partiamo dal presupposto che ad un certo punto si verifica un evento scatenante (stressor) che turba l’equilibrio interno del soggetto. Ciò determina quindi un cambiamento. L’individuo, per natura non amante dei mutamenti, inizia a mettere in atto una serie di strategie per recuperare quanto perso. Ovvero cerca di gestire il cambiamento, lo stress appunto. Per far fronte alla nuova situazione, il soggetto deve necessariamente costruire nuovi schemi cognitivi. Infatti quelli precedentemente utilizzati erano sì utili per la situazione precedente, ma non per quella attuale del tutto nuova ! Deve necessariamente affrontare nuove emozioni probabilmente mai sperimentate prima. Deve mettere in atto nuovi comportamenti. Insomma, non può più essere quello di prima. Deve cambiare ! Ed il soggetto non sempre ama farlo ! A questo punto entrano in gioco una serie di fattori complessi quali la personalità, le facoltà intellettive, la malleabilità somatica tali da determinare una risposta al cambiamento, ovvero una gestione dello stress più o meno efficace. Non sempre risulta però vincente. Spesso l’individuo pensa di aver scelto pensieri, emozioni ed azioni che siano utili alla gestione dell’evento stressante, ma di fatto non lo sono. Questa sua innocente inconsapevolezza lo fa entrare in un vortice negativo allontanandolo sempre di più dalla “soluzione” , ovvero dalla scelta di strategie efficaci per la gestione dello stress. E’ a questo punto che quello che viene comunemente definito stress acquista una accezione negativa. Ma quando questa è visibile, beh, è già troppo tardi. Infatti spesso a tal punto il soggetto non sa neanche più riconoscere l’evento stressante adducendo come cause del suo malessere un insieme di elementi confusi ed ingarbugliati. Oramai gli eventi scatenanti si sono mischiati con le conseguenze. L’individuo a volte accusa malesseri somatici pensando siano le cause del suo star male mentale senza però riconoscere queste come effetti di una prolungata inefficace gestione dello stress. Questa situazione può durare giorni, mesi e nei casi più gravi anni. Ma non disperiamoci….la soluzione esiste !!!


"Stress? Sì, grazie!", tratto in data 04-02-2009 da Obiettivo Psicologia. Formazione, lavoro e aggiornamento per psicologihttp://www.opsonline.it/index.php?m=show&id=16161

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