giovedì 16 aprile 2009

Atti Mancati

A mettere in fila gli avvenimenti degli ultimi giorni, dalle ultime settimane, si ha l’impressione di assistere ad una sequenza di atti mancati. Fatti che avrebbero dovuto esserci e non ci sono, parole che avrebbero dovuto esserci e non ci sono. Un’assenza che pesa, lascia stupiti.A partire dalla vicenda brasiliana: una bambina di nove anni, da tre vittima della violenza del patrigno, che abusava sistematicamente di lei. Finchè la piccola non si è ritrovata incinta di due gemelli. Una creatura di nove anni, una manciata di chili e di tormenti, che ha dovuto imparare troppo presto quanto la vita possa essere infame. L’ha provato sulla sua pelle, una pelle troppo giovane, troppo, per sopportare oltre, troppo giovane per tollerare l’imposizione di una maternità figlia di prolungate violenze, troppo giovane per rischiare la propria vita portando avanti la gravidanza.
La bambina è stata presa in cura da un medico. Un medico che pensa, come vuole la legge, che non si debba obbligare una donna, e tanto meno una bambina, a mettere al mondo il frutto di uno stupro. Un medico che sapeva perfettamente quale rischio corresse la vita di quella bambina, se avesse portato avanti la gravidanza. Un medico che, insieme alla madre della piccola, ha interrotto la gravidanza.Una vicenda terribile, che ha avuto un epilogo che ha lasciato attoniti tanto i medici quanto i giornalisti che hanno seguito la vicenda. José Cardoso Sobrinho, arcivescovo di Olinda e Recife, ha scomunicato la madre della bambina e i medici che si sono occupati di lei. La bambina no, perchè troppo giovane per una scomunica, anche se abbastanza grande, per monsignor Sobrinho, per affrontare un parto gemellare che avrebbe messo a rischio la sua vita. Quasi un’espiazione per la “colpa” di aver subito violenza. Perchè, per la Chiesa, l’abuso sessuale viene commesso CON la vittima, non CONTRO la vittima. Basta leggere il Crimen sollicitationis. E dunque la vittima è, ai loro occhi, colpevole quanto chi l’ha abusata.
Forse per questo quella carità cristiana, quella comprensione, quell’abbraccio consolatorio che ci si aspetterebbe dalla Chiesa, non c’è. Non c’è mai. E quell’assenza, quell’atto mancato, pesa.Così come pesa la distanza sempre più grande, incolmabile, che le gerarchie vaticane continuano a scavare tra la Chiesa istituzionale, quella con la maiuscola, e la chiesa dei fedeli, la comunità dei credenti. Una Chiesa cieca e sorda, distante dalla quotidianità delle persone comuni, lontana dalla vita. Una Chiesa arroccata nei palazzi affrescati che non immagina, non può immaginare, cosa sia la vita in una capanna di fango e paglia o in due camere allo Zen di Palermo, alle Vele di Scampia. Una Chiesa ammantata di ermellini e in scarpe di Prada che non immagina, non può immaginare, cosa sia rattoppare scarpe bucate e vestiti smessi da qualcun altro o morire di freddo sotto una coperta di cartone. Una Chiesa lontana quanto non è mai stato lontano Cristo.
Bastano le recenti parole del Pontefice, a confermarlo. Parole dette durante il volo che lo portava in Africa, un continente che vede milioni di suoi figli morire ogni anno per AISD. L’AIDS “non si può superare con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema“. Parole pronunciate durante l’intervista rilasciata a padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, e alla presenza di una settantina di altri giornalisti. Parole che hanno scandalizzato, con raccapriccio, la Francia e la Germania. Noi no, i nostri politici no. Noi, cloroformizzati, non abbiamo battuto ciglio. Anzi, in linea con la pratica tutta italiana del “Sono stato frainteso”, è arrivato ai media anche un comunicato stampa dei vescovi camerunensi, che, in una nota, definiscono ”molto grave” l’atteggiamento di alcuni mass media, i quali ”hanno trascurato gli aspetti essenziali” del messaggio del Papa in Africa su povertà, riconciliazione, giustizia e pace. In particolare, i presuli denunciano che la polemica sui preservativi ha oscurato il dramma di tanti africani che muoiono a causa di malattie, poverta’ e guerre fratricide. Si dimenticano però, i presuli, di raccontare quanta responsabilità ha la cosiddetta “missione civilizzatrice” dei colonizzatori, in quelle guerre fratricide, e quanta responsabilità hanno anche i “missionari” e la Chiesa, che con i colonizzatori sono sempre andati sotto braccio, nel montare le fazioni una contro l’altra e combattere la propria guerra senza sporcarsi le mani.Un atto mancato, dunque, un altro fra i tanti. Perchè in Africa si dovrebbe andare con umiltà, con più umiltà che altrove. Si dovrebbe andare per capire, non per giudicare. Si dovrebbe andare per amare, non per imporre.
Così come un altro atto mancato, ma sempre in linea con la politica del “fraintendimento”, si registra nella pessima, pessima questione del vescovo Williamson, lefebvriano e negazionista. Un epilogo ridicolo se si pensa che la Chiesa, con alle spalle duemila anni di finissima politica e diplomazia (e non nella accezione più alta che hanno questi termini), piuttosto che fare un passo indietro preferisce sostenere la parte di chi casca dalle nuvole. “Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica” ha scritto Ratzinger in una lettera inviata a tutti i vescovi cattolici. “Il gesto discreto di misericordia verso quattro vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente, è apparso all’improvviso come una cosa totalmente diversa: come una smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Concilio aveva chiarito per il cammino della Chiesa“.Di nuovo frainteso, dunque. Anche se resta il dubbio del perchè abbia scritto ai vescovi e non direttamente ai cattolici, molti dei quali hanno protestato con una “veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata”, come il Pontefice stesso attesta.
E un altro atto mancato si registra in questi giorni, a Bolzano, con la vicenda di don Giorgio Carli, il sacerdote arrestato il 14 luglio 2003 con l’accusa di violenza sessuale continuata ai danni di una giovane donna, all’epoca dei fatti una bambina, che il sacerdote avrebbe violentato per cinque anni, dai nove ai quattordici, nella canonica della quale era cappellano. Fu prosciolto in primo grado, condannato a sette anni e mezzo in appello. In questi giorni la Corte di Cassazione lo ha prosciolto per la sopraggiunta prescrizione del reato. Il sacerdote, assistito dall’avvocato Franco Coppi, lo stesso che in un primo momento era stato chiamato a difendere Pierino Gelmini ma che rinunciò in seguito ad alcune esternazioni troppo veementi di quest’ultimo, non ha voluto rinunciare alla prescrizione e il processo si è chiuso così.
E la Diocesi non ha fatto attendere i commenti: «A carico di don Giorgio non esiste più alcuna sentenza di condanna. Per parte nostra abbiamo sempre creduto nella sua innocenza. Per questo egli è sempre rimasto confermato nel suo incarico di parroco ed ora riprenderà in pieno il suo ministero sacerdotale». Affermazioni molto, molto lontane dalla verità. Perchè don Giorgio Carli non è assolto, è prescritto: come Andreotti. L’esistenza del reato è stata riconosciuta, visto che la Corte lo ha condannato al risarcimento delle parti lese per 760.000 euro. La Cassazione ha stabilito che le violenze sessuali ai danni della bambina che all’epoca frequentava la parrocchia di San Pio X ci furono. Don Giorgio non dovrà scontare in carcere la pena perchè è trascorso troppo tempo. Nessuna assoluzione, dunque, ma solo la “grazia” della prescrizione. E il fatto che don Carli torni a dire messa è vergognoso, indecente. Pesa. Pesa quanto l’assenza di qualsiasi solidarietà della Chiesa con la vittima.
Pesa tanto quanto le dichiarazioni dell’arcivescovo Sobrinho all’indomani della scomunica ai medici e alla madre della bambina brasiliana: «La legge di Dio è superiore a qualunque legge umana. Quindi se la legge umana, cioè una legge promulgata dagli uomini, è contraria alla legge di Dio, questa legge umana non ha alcun valore».Pesa perchè di fronte a queste affermazione d’improvviso si capisce tutto. Si capisce che a questi uomini bardati di paramenti, incensati, claustrobificamente rinchiusi nelle chiese e nei palazzi, non interessa per nulla, per nulla, la carità che ha insegnato Cristo, la comprensione che ha insegnato Cristo, l’amore che ha insegnato Cristo. Interessa stabilire un primato di poteri, interessa vincere questa prova di forza al solo fine di stabilire una suprezia che non si sono mai rassegnati a perdere.
E in questo braccio di ferro istituzionale, lontano dalle miserie quotidiane, si illudono di aver sostiuito, al proprio braccio, il braccio di Dio.
Fonte: http://viaggionelsilenzio.ilcannocchiale.it/

Pubblicato da Andromeda Associazione Culturale > Scarica qui la brochure di presentazione dell'Associazione Andromeda

Nessun commento:

Posta un commento